ARTLYST sulla polemica suscitata dalla mosta alla Derrick Gallery di Londra in cui sono a confronto le opere di Francis Bacon e quelle di Darren Coffield

23 Aprile 2016 – ARTLYST

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La Herrick Gallery di Londra sta ospitando una selezione di disegni di Francis Bacon e di nuovi dipinti di Darren Coffield. Come risaputo, entrambi gli artisti presentano una variazione dell’arte figurativa: sono in grado di trasformare il linguaggio della figura umana in arte, reinterpretando la forma attraverso un inquietante sovvertimento.

Questa mostra presenta un ulteriore elemento di cambiamento: l’autenticità degli otto disegni a grafite e dei due collage pastello, dichiarati come opere di Bacon e donati all’amico intimo in Italia Cristiano Lovatelli Ravarino, è stata messa in dubbio dopo che alcuni disegni precedentemente attribuiti all’artista furono definiti dei falsi da parte di Martin Harrison, autore del catalogue raisonné di prossima uscita sui dipinti di Bacon, pubblicato dalla Francis Bacon Estate.

Di sicuro, i disegni e i pastelli riprendono molti temi incontrati in alcuni tra i dipinti più iconici di Bacon, incluse le crocifissioni dell’artista, i segni del Ritratto di Velazquez di Papa Innocenzo X, mescolati con le sequenze della Corazzata Potemkin e con le bocche urlanti. Si tratta di disegni a matita e grafite di grande formato fatti su carta Fabriano che racchiudono anche il riquadro spaziale tipico dell’artista, spesso malamente tagliato per demarcare e imprigionare la forma umana.

Sussiste tuttavia un problema. Bacon insisteva nel sostenere di non eseguire disegni di nessun genere. Con il passare del tempo però, sono state riportate alla luce alcune opere esposte insieme ad altri schizzi dell’artista dopo che la Tate aveva acquisito una serie di suoi disegni, raccogliendoli nell’esposizione “Francis Bacon: Working on Paper” nel 1999. Studiando le fotografie dell’atelier di Bacon in Reece Mews, si notano immediatamente immagini ritagliate di malattie della bocca, o gli studi anatomici del movimento condotti dal fotografo Eadweard Muybridge, su molti dei quali l’artista aveva abbozzato degli schizzi a vernice.

L’esperto di Francis Bacon Calvin Winner, Responsabile delle Collezioni al Sainsbury Centre For Visual Arts, ha affermato che, di fatto, l’artista disegnava; ne sono la prova i suoi disegni preparatori su tela. Questi sono gli schizzi di Bacon, racchiusi nelle tele incomplete dell’artista. Ma Bacon ha mai creato disegni singoli, di grande formato e su carta? Uno dei problemi con tali opere consiste nell’assoluta mancanza di elementi di raffronto

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Darren Coffield, Leonard Cheshire i, 2015, acrilico su cartoncino fustellato. Foto: P A Black © 2016.

Di conseguenza, come si può passare in rassegna una mostra quando la validità di metà delle opere esposte è messa in dubbio? Edward Lucie-Smith nel suo saggio “Francis Bacon e l’Arte del Disegno” ci ricorda che l’idea di Bacon di non disegnare è diventata oggetto di culto per la maggior parte dei suoi ammiratori più ferventi. È racchiusa nel loro concetto di chi fosse Bacon e di cosa facesse sebbene oggi esistano dimostrazioni, seppur controverse, del fatto che l’artista sporadicamente disegnasse anche se lo negava; quel rifiuto costituiva in realtà un atto di malizia volto a preservare la sua reputazione di “sciamano magico esistenzialista”.

L’unica maniera per esaminare le opere in contrapposizione a quelle di Coffield è di sospendere lo scetticismo, benché solo temporaneamente. I percorsi dei due artisti si sono incrociati quando si incontrarono nel famigerato Colony Room Club di Soho a Londra, alla fine degli anni ‘80. Nonostante tra i due vi sia una differenza di età di sessant’anni, entrambi condividono la dissezione e il sovvertimento della figurazione. Bacon e Coffield trovano un altro collegamento attraverso David Sylvester, ammiratore del giovane artista, che lo descrive come: “un altro di quei maghi che (probabilmente senza rendersene conto) è in grado di impregnare di luce elementi di materia”.

Nell’ultima serie di dipinti di Coffield, l’artista tenta di disturbare la cognizione dell’osservatore; le percezioni vengono manipolate e, un po’ come succede con Bacon, si cerca di alterare la modalità di elaborazione dell’immagine da parte dell’osservatore. La figura è presente e allo stesso tempo mancante, spezzata o distorta. Entrambi gli artisti fanno uso di un procedimento di sovvertimento volto a disturbare e provocare. La figura è incorniciata, come trattenuta, perché i riquadri spaziali di Bacon venivano usati per intrappolare la figura nelle profondità dell’angoscia esistenziale, ma anche per controllare la messa a fuoco dell’opera. Coffield incornicia i suoi volti un po’ come faceva Bacon; non vi è modo di sfuggire a un confronto fisico diretto. Simile è l’intensità rispetto ai punti focali delle opere.

Entrambi gli artisti utilizzano altresì una struttura di linguaggio analoga in cui tutte le informazioni racchiuse nella cornice sono ancora presenti, ma la figura viene “astratta” grazie all’utilizzo delle proprie parti costituenti; questo soggetto viene corrotto mediante il ri-ordine dei propri elementi. Il processo in questione sovverte le aspettative dell’osservatore dando vita a un “disturbo”. L’osservatore mette in dubbio la natura fisica dell’immagine, la mortalità viscerale della carne viene classificata. L’immagine pare assorbirsi; Coffield capisce il linguaggio baconiano, le superfici dell’artista si contrappongono chiaramente alle forme alterate e malleabili di Bacon.

“Spesso penso che dovrei [disegnare], ma poi non lo faccio. Non è così utile per la mia tecnica pittorica. Dato che la reale struttura, il colore, le modalità secondo cui si muove il pennello sono così fortuite, qualsiasi schizzo prodotto precedentemente potrebbe fornire soltanto una sorta di scheletro di come avviene questo processo”; quando Bacon fa riferimento allo scheletro, non ci si può esimere dal pensare che, dopo tutto, l’arte del disegno costituisse per l’artista uno scheletro nell’armadio.

Testo: Paul Black © Artlyst 2016

Immagine principale: Senza titolo, (papa) (dettaglio), disegno a matita grassa e grafite, carta Fabriano (timbro a secco) con firma Francis Bacon. Foto: P A Black © 2016.

Francis Bacon/Darren Coffield – Herrick Gallery, 93 Piccadilly, Londra – fino al 21 maggio